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i drammi della schiavitù | 143 |
– Signor Esteban!... Badate!...
– Eh via!... – esclamò il dottore, ridendo sardonicamente. – Abbiamo ben altre cose da dirci fra noi, signor Kardec, e ben più gravi, se volete impegnare una lite, e poi la fame non è ancora piombata sulla zattera!...
– Cosa volete dire? – chiese il bretone con voce strozzata, mentre diventava livido.
– Nulla, parlavo fra me, signor Kardec.
– Ah no, per Iddio!... Parlate od io...
– Delle minacce a me, signor Kardec?
In quell’istante si udì una voce a urlare:
– Una vela!... Una vela!... In piedi, camerati!...
A quel grido, che forse significava la salvezza di tutti, la fine d’ogni sofferenza, d’ogni angoscia, i marinai si slanciarono all’impazzata fuori dalla tenda precipitandosi verso poppa, dove un marinaio, in piedi su di un barile, additava qualche cosa verso l’ovest. Kardec, il dottore e perfino Seghira si erano appressati a quell’uomo che con voce tremante per l’emozione, continuava a gridare:
– Una vela!... Una vela!...
– Dov’è? – chiesero trenta voci.
– Laggiù... guardate, camerati... eccola!...
Gli occhi di tutti si fissarono ansiosamente su due punti grigiastri, che radevano l’orizzonte occidentale, là dove l’oceano pareva si confondesse col cielo.
Un immenso urlo di gioia irruppe da tutti i petti.
– Sì, è una vela!...
– È un brick!...
– No, è un barco!...
– È una goletta!...
– Facciamo dei segnali!
– Vasco, i fucili! – gridò Kardec.
Il giovane ufficiale si lanciò verso la tenda, e ritornò subito, recando le carabine che in un momento vennero caricate. Le tre detonazioni ne formarono una sola.
L’equipaggio, in preda ad un’ansietà indescrivibile, attese sperando di ricevere una risposta. Un silenzio profondo, angoscioso, regnava fra tutti quegli uomini, che tenevano fissi i loro sguardi su quei due punti grigiastri come se volessero attirarli colla potenza dei loro occhi; se i pescicani fossero stati tranquilli, si sarebbe di certo udito il battito di tutti i cuori.
Il vascello di cui non si scorgevano che vagamente le vele di