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142 | emilio salgari |
Il cielo si manteneva d’una purezza ammirabile, non una nube che attenuasse quella pioggia di fuoco e non un alito d’aria. Si poteva ben chiamare quella porzione di oceano, l’inferno dei naviganti!
Anche quel giorno fu fatto un gran salasso alla provvista d’acqua, ma con poco sollievo di tutti, poichè era così calda che non riusciva a spegnere la sete. Kardec constatò, non senza una certa emozione, che il calore e l’equipaggio in tre soli giorni avevano consumato più di mezza provvista!... Cosa sarebbe accaduto, se fra quattro giorni non incontravano qualche nave? Ormai era inutile a pensare alle coste d’Africa, troppo lontane per poterle raggiungere in un tempo così breve.
In preda a mortali angosce, s’avvicinò al dottore, che si era seduto sul limitare della tenda, guardando i pescicani, che giuocherellavano nelle acque della zattera e gli disse:
– Signor Esteban, la nostra situazione sta per diventare assai grave.
Il dottore crollò le spalle, senza rispondere.
– Mi avete compreso? – chiese il bretone.
– Sì, ma non so cosa farci – rispose Esteban con voce dura.
– Fra tre giorni l’acqua mancherà, dottore.
– Non ho i mezzi necessari per rinnovarla.
– Se si tentasse di evaporare quella dell’oceano?
– Non abbiamo nessun istrumento adatto.
– Allora morremo! – disse Kardec, impallidendo. – A meno che...
– Cosa volete dire?
– Non lo so... ma io non voglio che Seghira muoia.
Il bretone aveva pronunciato quelle parole con un’angoscia inesprimibile; quell’uomo così brutale, così spietato, così feroce, doveva amare immensamente la giovane schiava, per dimostrare una tale emozione.
Il dottore alzò lentamente il capo verso di lui, piantandogli gli occhi in viso e disse con voce ironica:
– Per Bacco!... Quanta tenerezza, signor Kardec, per quella donna, che ha pur nelle sue vene sangue negro!
– Io l’amo – disse il bretone con voce sorda ed i denti stretti.
– Vi ha stregato, adunque?...
– Sì – rispose egli, quasi con rabbia.
– Strano destino!... – riprese il dottore, con maggiore ironia. – Lasciarsi stregare voi, aguzzino di negri, da una figlia di negri, da una schiava!...