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138 emilio salgari


La giornata trascorse fra le torture della sete. Tutti, chi più chi meno, soffrivano la scarsità d’acqua, ma Kardec fu irremovibile ed alle minacce rispose con altre minacce e per impedire che i più violenti ricorressero a dei mezzi estremi e s’impadronissero con le armi delle provviste, fece gettare in mare i fucili, non serbandone che tre.

Quell’uomo, malgrado tutto, era dotato di una energia poco comune, e sapeva ancora imporsi a quelle genti brutali e poco previdenti.

Anche alla notte il vento non soffiò e la zattera rimase quasi immobile, lasciandosi trasportare solamente dalla marea.

Verso la mezzanotte vi fu un allarme che per alcuni istanti rianimò lo spirito abbattuto dell’equipaggio, ma che poi accrebbe invece la tristezza in tutti i cuori. Un marinaio, che si era arrampicato sull’albero per accomodare un cavo, aveva segnalato verso il sud, parecchi punti luminosi, che brillavano a fior d’acqua.

In un baleno tutti furono in piedi credendo che fossero i fanali di posizione di una o più navi e Kardec fece caricare i fucili per fare dei segnali di soccorso, ma si constatò invece, con un terrore facile ad immaginarsi, che quei fuochi altro non erano che le bocche di sei o sette smisurati pescicani, che avevano fiutato la presenza della preda.

Infatti poco dopo si videro quei mostruosi pesci guazzare nelle acque della zattera, mostrando le loro immense bocche che di notte tramandano una luce vivida e sinistra. Un coro d’invettive e di minacce accolse quella terribile banda, che colla sua presenza, nulla di buono pronosticava.

– Brutto segno – disse il dottore a Seghira. – Il loro istinto li guida là, dove sono certi di avere delle prede.

– Che assalgano la zattera? – chiese la schiava.

– Non l’oseranno, quantunque siano dotati di tale slancio, da innalzarsi di parecchi metri fuori dall’acqua.

– Sono feroci?

– Formidabili, Seghira. Guidati dal loro istinto meraviglioso seguono con una ostinazione incredibile le navi pericolanti, le scialuppe cariche di naufraghi, le zattere ed anche le navi negriere, attendendo pazientemente che una tempesta, o una epidemia, o qualche cosa di peggio, diano a loro delle prede umane.

– Sono adunque ghiotti di carne umana?

– Assai, Seghira. Vivono ordinariamente di tonni, di seppie, di merluzzi, di molluschi, ma soprattutto preferiscono l’uomo che in un solo boccone divorano, avendo sovente, la loro bocca, una