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12 emilio salgari

zarsi un razzo, il quale scoppiò ad una grande altezza, spandendo intorno una miriade di punti luminosi.

— Avanti, Guadiana — mormorò il mastro, con un sospiro.
— Speriamo che la corda, nemmeno questa volta, ci appicchi!



II.


Gl’incrociatori


Il punto nero, che spiccava sull’oceano illuminato dalla luna, dopo il segnale del mastro ed il razzo, si era messo in movimento. Lo si vedeva correre velocemente lungo la costa africana e ingrandire di minuto in minuto.

Le sue bianche vele, percosse in pieno dall’astro notturno, spiccavano nettamente sull’azzurro cupo dell’oceano quantunque la distanza fosse ancora notevole.

Il mastro ed i marinai, ritti sulle rocce più elevate del promontorio, non perdevano di vista la rapida nave e pareva che volessero attirarla con la potenza dei loro sguardi.

— Più presto, più presto — mormorava il mastro, che gettava degli sguardi inquieti verso l’ovest. — Forse gl’incrociatori non sono lontani!

Dopo mezz’ora, la Guadiana giungeva presso i primi banchi di sabbia del promontorio. Con una rapida manovra virò di bordo, girò attorno al lungo capo, evitò destramente le secche numerose che si celavano a fior d’acqua ed entrò a vele spiegate sull’ampia baia, guizzando con una sicurezza meravigliosa, fra le isolette ed i banchi di sabbia.

— Imbarca! — gridò una voce partita dalla nave.

— Al Nazareth? — chiese Vasco.

— Al Nazareth! — rispose la medesima voce.

— Ai remi, ragazzi — disse il mastro, che pareva contentissimo. — Per questa volta gli incrociatori non ci prendono.

Discese le rocce seguito dai suoi marinai, attraversarono i banchi che la bassa marea aveva allora lasciati quasi scoperti, e s’imbarcarono nella baleniera.

— Arranca a tutta lena! — comandò Vasco.