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i drammi della schiavitù 137


Si allontanò fremente, col viso burrascosamente alterato, i pugni chiusi attorno al manico del pugnale, ed il dottore lo udì mormorare con voce sibilante:

– Quell’uomo è di troppo qui!... Ma la fame piomberà sulla zattera!


XVIII.


Una vela sull’orizzonte.


L’indomani la calma equatoriale tornò ad immobilizzare la zattera, con grande disperazione dell’equipaggio che temeva di terminare le provviste molto tempo prima che sull’orizzonte apparissero le lontane coste dell’Africa. Per maggior disgrazia la temperatura già fin troppo ardente aumentò ancora, rendendo l’aria quasi irrespirabile ed accrescendo smisuratamente la sete, che le scarse razioni d’acqua non erano sufficienti a spegnere.

Un piccolo termometro, rinvenuto in una cassa di vesti e che era stato appeso all’albero, segnò all’ombra della vela, poco prima del mezzodì, 50 gradi!

L’Oceano sotto quella vera pioggia di fuoco, fumava come una zolfatara e riflettendo quei raggi implacabili accecava i disgraziati che erano di guardia sul ponte. Era diventato liscio come una smisurata lastra di metallo e di una tinta cerulea, che stancava gli sguardi e che produceva una grande tristezza nell’animo di tutti.

Kardec, malgrado vedesse esaurirsi rapidamente la provvista d’acqua che il gran calore assorbiva, nonostante che i barili venissero costantemente bagnati e coperti, dovette aumentare la razione giornaliera per non scatenare una ribellione. Nella distribuzione dei viveri poi, constatò che alcuni affamati, eludendo la sorveglianza dei marinai di guardia, durante la notte avevano fatto dei vuoti considerevoli nella cassa delle conserve alimentari e nei barili dei biscotti.

Furioso per tale scoperta, che impunita poteva creare delle funeste conseguenze per tutti, giurò che se avesse scoperto i ladri li avrebbe fatti appiccare senza giudizio o gettare ai pescicani, ed ordinò che un uomo armato vegliasse per turno attorno al piccolo magazzino di viveri.