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126 | emilio salgari |
reva che si fosse posto colà per impedire che qualcuno disturbasse il colloquio del dottore con Seghira, lo spinse ruvidamente col piede, dicendogli aspramente:
– Cosa fai qui, schiavo? Il tuo posto è altrove.
Niombo si alzò di scatto gettando su quell’uomo, che gli arrivava appena al petto, uno sguardo sprezzante e non si mosse.
– Olà, negro del malanno! – gridò il bretone. – Ti ho detto di andartene altrove, mi hai capito?... Per caso, piacerebbero le belle donne all’ex monarca dell’alto Ogobai?... Seghira non è per te, figliuol mio: vattene!...
Ma nemmeno questa volta Niombo si mosse; aveva incrociato le sue formidabili braccia sull’atletico petto e continuava a guardare il bretone, come se fosse indeciso fra l’obbedire o scaraventarlo nell’Oceano.
– Mi hai capito? – urlò Kardec, furibondo. – Vattene, ti dico o ti faccio frustare come un cane!...
Niombo si alzò quanto era lungo, sviluppando la sua potente muscolatura e gli disse:
– Sono uomo libero e si frustano gli schiavi!...
– Ah! Tu sei uomo libero? – disse Kardec, sogghignando. – E chi te l’ha data, negro, la libertà?...
– Il padrone.
– Ed io che or qui comando e sono il padrone, te la ritolgo.
– Provati! – disse il negro, con accento minaccioso.
– Per mille fulmini!... Una frusta l’ho portata con me, per strapparti di dosso la tua brutta pelle.
– Il re dei Baccalai non si frusta due volte – rispose Niombo, con fierezza. – Te l’ho dimostrato nel frapponte della Guadiana.
A quel ricordo, gli occhi di Kardec s’iniettarono di sangue e la sua rabbia, a stento frenata, traboccò.
Raccolse dal ponte una scure, dimenticata là da qualche marinaio e si scagliò sul gigante, ma questi rapido come il lampo gli afferrò il pugno, glielo torse, glielo tenagliò facendogli abbandonare l’arma. Un grido di dolore, che si convertì in una orribile imprecazione, uscì dalle labbra del comandante.
I marinai, temendo che il gigante stesse per accopparlo con un pugno o per precipitarlo in mare fra i pescicani, che seguivano la zattera, stavano per accorrere in suo aiuto armati di fucili e di scuri, ma il dottore, che fino allora si era tenuto in disparte e Vasco che aveva abbandonata la barra del timone, con un gesto li trattennero, mentre Seghira uscita dalla tenda diceva: