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i drammi della schiavitù 119


pitò in mare dal castello di prua e dal cassero, i due soli punti che ancora emergevano.

Per alcuni istanti ancora si udirono le grida disperate di quei miseri che le onde travolgevano, poi la Guadiana s’inabissò bruscamente formando un gorgo immenso, un abisso mobile, il quale trascinò seco, nelle profondità dell’oceano, gli ultimi superstiti. Una muraglia liquida si distese muggendo all’intorno, poi si perdette nei lontani orizzonti. La catastrofe era finita!...

L’equipaggio, agghiacciato dal terrore, aveva assistito alla scomparsa della nave senza essere capace di dire una parola. Una vaga paura aveva invaso tutti: la paura dell’ignoto.

Kardec ruppe pel primo quel silenzio glaciale:

– Buona notte a tutti!... – disse con voce ironica.

Esteban balzò in piedi pallido d’ira e slanciandosi verso di lui coi pugni chiusi, gli disse:

– Sapete chi è sceso colla Guadiana, signor motteggiatore?...

A quell’apostrofe pronunciata con voce minacciosa, il bretone trasalì e divenne più pallido che mai.

– Lo ignoro – disse poi bruscamente.

– Il vostro capitano!...

– Il capitano!... – esclamarono i marinai. – Ma non è qui?...

– No, egli riposa a quest’ora in fondo dell’Atlantico, con un pugnale nel cuore!...

– Assassinato!...

– Sì, amici, assassinato da una mano codarda! – disse il dottore.

– Da chi? – chiesero tutti, con indignazione.

– Credo che lo sia stato da costui! – disse il bretone, additando Niombo, che stava sdraiato presso Seghira la quale era ancora svenuta.

Un urlo di furore scoppiò fra l’equipaggio.

– Ai pescicani quel miserabile!...

– Appicchiamolo!...

– Fermi tutti! – tuonò il dottore. – Kardec ha mentito!...

– Io!... – esclamò il secondo, facendosi livido.

– Voi! – disse il dottore.

– E chi vi autorizza a smentirmi, signor Esteban?...

– Datemi una prova che l’assassinio sia Niombo.

– Non l’ho, ma...

– Ed io ho una prova che l’assassino è uno dei nostri!...

– Mentite! – urlò il secondo.