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118 | emilio salgari |
ma fu atterrato e travolto dai marinai che si salvavano sulla zattera inseguiti dai negri.
Allora avvenne una scena orribile. Gli schiavi che si erano gettati in acqua dietro ai marinai e che non volevano morire, assalirono il galleggiante da tutte le parti minacciando di affondarlo sotto il loro peso.
S’aggrappavano alle botti, alle travi, ai remi, agli stessi ramponi che li percuotevano, cercando di issarsi sulla piattaforma e di tirare in acqua i marinai che si difendevano colla forza della disperazione.
Invano Niombo pregava di salvare almeno alcuni e minacciava. La sua voce veniva soffocata dagli spari delle armi da fuoco e dalle urla selvagge dei combattenti. Allora ebbe un impeto di furore e impugnata una scure si slanciò fra l’equipaggio per far campo ai suoi sudditi, ma Kardec, che pareva si aspettasse quell’atto, gli sbarrò la via e puntandogli sul petto la canna di una carabina gli disse:
– Se ti muovi, ti uccido!...
La lotta stava per finire. La zattera, spinta dal vento del nord-ovest, aveva lasciate le acque della Guadiana e fuggiva verso il sud-est con tale velocità, da far perdere ai negri ogni speranza di raggiungerla.
I più abili ed i più accaniti nuotatori si sforzavano ancora ad inseguirla, ma la distanza cresceva di minuto in minuto. Ad un tratto si udirono echeggiare fra di loro delle grida che parevano impronte del più vivo terrore e si videro nuotare velocemente verso la Guadiana, sul cui ponte correvano disperatamente le donne ed i fanciulli.
Alcune code che si videro emergere qua e là, diedero la spiegazione di quella rapida ritirata.
– I pescicani! – esclamarono i marinai, rabbrividendo.
– Siano i benvenuti – disse Kardec con un atroce sorriso. – Faranno buona preda!...
In quell’istante una sorda detonazione rimbombò al largo e si vide la Guadiana, che era già immersa fino alle murate, oscillare violentemente da prua a poppa, poi inclinarsi sul tribordo.
L’aria compressa dall’invasione delle acque, aveva sfondata la coperta e fors’anche il frapponte. Le onde irruppero sopra le murate semispezzate come fossero avide d’inghiottire la disgraziata nave. In mezzo ai cavalloni si videro dibattersi le disgraziate vittime dell’infame tratta, poi una pioggia di corpi umani preci-