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104 emilio salgari


avvertito del grave pericolo che correva la nave, stava uscendo dal quadro di poppa.

– E dunque? – chiese, muovendo incontro al mastro.

– È cosa grave, dottore.

– Corriamo pericolo di affondare?

– No, per ora, ma se la tempesta non cessa, non so se domani la Guadiana galleggerà ancora. E il capitano?

– È svenuto, ma spero che tornerà in sè presto.

– Si è riaperta la ferita?

– Sì, Hurtado. Se continua a commettere tali imprudenze, Alvaez si ucciderà, malgrado le mie cure. Dov’è Kardec?

– Sul ponte di comando.

– Sta bene, ma domani gli farò levare il comando. So tutto!... Veglia su di lui, io ritorno presso Alvaez.

Intanto la burrasca continuava a scatenarsi con furore crescente. Alla notte tenebrosa era succeduta una notte di fuoco: lampi abbaglianti fendevano le masse di vapori, accecando l’equipaggio ed i tuoni rumoreggiavano nelle profondità della volta celeste con crescente fracasso.

Il vento ormai scatenato ruggiva su tutti i toni, investendo le vele che minacciavano di scoppiare e le onde ingigantivano rovesciandosi furiosamente sulla povera nave, spazzandola da prua a poppa, da babordo a tribordo, tutto atterrando sul loro passaggio.

Vi erano certi momenti che si rovesciavano sulla tolda tali masse di acqua, da non sapere se la nave galleggiava ancora o fosse per immergersi.

Fra i ruggiti della tempesta, s’udivano le urla dei negri i quali rotolavano confusamente nel frapponte urtandosi, sbattuti in tutte le direzioni da quelle scosse potenti. Di quando in quando quelle urla diventavano così selvagge, che sembravano ruggiti di leoni. Le sentinelle, spaventate, avevano disertato il frapponte per tema di venire fatte a brani da tutti quegli uomini che la paura rendeva furiosi e il graticolato era stato abbassato per impedire alle donne e ai ragazzi, che non erano meno esaltati degli altri, d’invadere la coperta.

Alle due del mattino, quando i carpentieri erano riusciti, dopo una lotta di quasi due ore, ad acciecare la falla di prua con materassi rinforzati e trattenuti da casse e da botti piene di zavorra, una raffica strappò il floc e il contro-floc e fece scoppiare le vele di maestra, di gabbia e di parrocchetto. La scossa fu tale, che gli