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il capitano avrebbe venduto i mariti colle mogli, le madri e i padri coi figli. Gli schiavi ascoltavano alcune volte le parole del loro capo ma non facevano a meno d’invidiare la sua libertà. Qualche volta il capitano, dietro preghiera di Bonga, faceva liberare una mezza dozzina di uomini o di donne, e li lasciava per alcune ore sul ponte, a respirare l’aria pura del mare. Era allora che la faccia del secondo si contraeva orribilmente, e che le sue labbra si atteggiavano a un beffardo sorriso. Ma mentre egli si rodeva per la rabbia, i negri si mantenevano sani e robusti, sicchè si potevano vendere a prezzi rilevanti, mentre, di solito, quelli che arrivano sui vascelli negrieri sono sempre ammalati e infiacchiti dalle sofferenze, dalle malattie e dalla fame. Il capitano, contento della sua mercanzia negra, si fregava le mani con compiacenza, e non faceva a meno di pensare alle grosse somme che gli sarebbero toccate appena giunto a Cuba. Però esso aveva delle vive inquietudini riguardo lo strano contegno del secondo. Costui era divenuto taciturno e parea che cercasse sfuggire la presenza del capitano. Quando lo vedeva sul ponte, egli si affrettava a rientrare nella sua cabina.

Un giorno Solilach, deciso di chiarire la strana condotta del secondo, lo abbordò nel momento in cui saliva in coperta.

— Signor Parry, — disse.

Il secondo si volse bruscamente, e visto il capitano, fece una smorfia di malcontento, poi, rimettendosi e atteggiando la bocca a un sorriso, domandò:

— In che cosa posso servirvi, capitano?

— Bando alle ciarle, signor mio. Voglio chiedervi cosa significano il vostro silenzio ed i vostri sguardi corrucciati che lanciate su di me.

— Silenzio!... Sguardi!... Volete scherzare, capitano — chiese il secondo fingendo il più alto stupore.

— Per mille boccaporti!... Non sono cieco, — ribattè il capitano con violenza.

— Capitano, v’ingannate. È a me invece che sembra vogliate evitarmi, — disse Parry. — Io credevo anzi che la mia presenza vi seccasse, e perciò cercavo di tenermi lontano.

— Davvero?

— Ve lo assicuro, — disse il secondo con una franchezza tale da convincere il più incredulo.

— E quelle smorfie che fate ogni volta che metto in libertà una mezza dozzina di negri, cosa significano?

— Scusate, capitano: — ma quello è un altro affare. Cosa volete! Io odio i negri, e non posso vedermeli vicini. Ho un vecchio conto da aggiustare con quelle pelli nere.

— Forse che vi hanno giuocato qualche brutto tiro?

— Sì, durante una caccia agli schiavi, mi fecero prigioniero, e