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gli scorridori del mare 51

Fu solamente il 30 novembre, che la prima bora di vento si fece sentire. Le vele della Garonna a poco a poco si gonfiarono sotto quella leggera brezza, e dopo tanti giorni d’immobilità assoluta, il bark riprese la navigazione, lasciando quelle acque funeste.

La prima impressione che produsse il movimento della nave fu grande: essa agì tanto sui marinai che sui negri. I primi si precipitarono giù dalle loro amache, e corsero sul ponte gettando grida di gioia, e agitando vivamente le loro braccia.

In quanto ai negri, appena si accorsero che la nave riprendeva la sua corsa abbandonando quei paraggi funesti, si calmarono un po’, e le imprecazioni e i lamenti cessarono.

Il capitano Solilach pareva fosse diventato un altro uomo. Discorreva per dieci: passeggiava frettolosamente su e giù per il ponte, incoraggiando gli uni e gli altri. Ormai era certo di poter giungere presto e felicemente nel mare delle Antille.

Anche il secondo abbandonò la sua cabina, e venne sul ponte. Cosa strana, però; la sua faccia invece di esprimere gioia, rimase impassibile e fredda. Egli lanciò uno sguardo corrucciato sul capitano, borbottò alcune parole che nessuno potè intendere, poi se ne andò a poppa e si mise a fissare la scia che lasciava dietro la nave.

Il capitano, stupito, notò quello strano contegno, e avvicinandosi all’ufficiale, gli domandò:

— Che un colpo di sole gli abbia guastato il cervello?

— Non lo credo, — rispose l’ufficiale.

— Avete notato lo sguardo che ha lanciato su di me?

— Sì, l’ho veduto, e non so comprenderne il motivo.

— Che sia ubriaco?

— Cammina troppo diritto per esserlo, sebbene sia abituato ad alzare il gomito.

— Dopo l’avventura dei negri, non mi ha più parlato; anzi ha cercato sempre di evitarmi.

— Specialmente dopo che avete liberato Bonga. State bene in guardia e sorvegliatelo da vicino, capitano.

— Cosa temete? — chiese Solilach, stupito.

— Da un pirata tutto si può aspettare.

— Bah!... Vada al diavolo!... — concluse Solilach, alzando le spalle.

Intanto la Garonna, spinta da un buon vento, correva rapidamente verso la costa americana, e si allontanava sempre più da quei paraggi, dove il calore orrido regna eternamente.

I negri cominciavano già a respirare, perchè la rapidità della nave introduceva nella stiva una maggior quantità d’aria, più fresca e più pura.

Bonga scendeva spesso nel frapponte a trovare i suoi antichi guerrieri e li incoraggiava con dolci parole di speranza, dicendo che