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gli scorridori del mare | 49 |
— Essi l’avranno, — rispose Solilach, e diede ordine che venisse dispensata l’intera razione.
I negri del frapponte, quando videro i marinai portare i barilotti, cessarono i loro brontolii e la calma ritornò.
Dopo dispensata l’acqua, il capitano prese Bonga per una mano, e conducendolo dinanzi ai marinai stupiti, disse:
— Ecco un marinaio!
L’equipaggio non battè ciglio. Solamente il secondo non potè frenare un gesto di collera.
— Grazie, capitano, — disse il negro. — Voi potete ora disporre della mia vita.
— Va’, e cerca di conquistare l’affetto di tutti i camerati, — gli disse Solilach, battendogli famigliarmente sulle spalle.
Intanto la calma durava sempre e il caldo continuava ad aumentare. La Garonna rimaneva sempre immobile in mezzo a quella zona di fuoco. L’acqua calava sempre più, e il capitano se ne impensieriva: guai se fosse venuta a mancare. Quel giorno sarebbe stato l’ultimo per l’equipaggio, poichè i negri, resi feroci, non avrebbero mancato di vendicarsi delle inaudite sofferenze passate nel frapponte.
Il 24 ottobre, uno mezza dozzina di pescicani vennero a guizzare nelle acque del bark. Il secondo li mostrò ai marinai, e con voce ironica disse:
— Vedete? Sarà per quelle bocche che parecchi negri dovranno passare.
— Perchè? — chiese il giovane ufficiale meravigliato.
— Quei pesci sentono da lontano le malattie che si sviluppano a bordo dei vascelli, e accorrono numerosi per servire di tomba ai cadaveri. Fra poco avranno la loro parte.
La triste profezia del secondo non tardò ad avverarsi.
Due giorni dopo, tre negri furono trovati morti nella stiva; pareva che fossero stati colpiti da una malattia simile alla febbre gialla. I tre cadaveri furono portati sul ponte, e gettati in mare. Allora successe una scena spaventevole che la penna si rifiuta di descrivere. Quei mostruosi squali si avventarono sui miseri e li fecero a brani, poi sparvero per andarseli a divorare più comodamente nelle misteriose cavità dell’oceano.
Da quel giorno l’esistenza dell’equipaggio fu in continuo pericolo; i pescicani divenivano sempre più numerosi, e la febbre gialla infieriva sotto coperta.
I negri, furibondi, cercavano spezzare le catene ogni volta che qualche loro compagno veniva portato via. La puzza dei cadaveri appestava talmente l’aria, che le sentinelle si rifiutavano di scendere nel frapponte. E la morìa intanto continuava, con grande soddisfazione degli squali!...