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e ai paterazzi si mette in salvo sulla Garonna. Solilach fu l’ultimo ad abbandonare la nave. Gli inglesi alla loro volta si slanciarono alle murate per salire a bordo della Garonna, ma i negrieri colle accette spezzarono i grappini, mentre altri riprendendo le armi, aprirono un fuoco d’inferno.

Intanto i marinai della manovra allontanavano le due navi.

La Garonna, obbedendo al timone ed al vento si staccava lentamente dal Cape-Town.

I cannoni ripresero quasi subito l’infernale musica.

Gli inglesi, ancora ignari del pericolo che li minacciava, sparavano furiosamente, mentre i marinai della manovra si slanciavano alle vele per abordare di nuovo il negriero.

Ad un tratto un grido terribile risonò a bordo del brik: gli inglesi si erano accorti del fuoco che ardeva nel ventre del loro vascello. Abbandonarono le artiglierie, e gettando grida di terrore, si precipitarono alle pompe. I negrieri dal canto loro non cessano di cannoneggiare i nemici.

L’albero di maestra, spaccato sotto la coffa, cadde sul ponte del brik, ingombrandolo di cavi e di vele; il bompresso, pure spaccato, cade in mare, mentre la mitraglia finì di sterminare l’equipaggio.

Fu allora che il capitano Solilach ebbe pietà di quei disgraziati.

— Basta adunque! Basta!

Gli artiglieri, però eccitati dal secondo, finsero non udire e si misero a tirar più rapidamente.

— Fermatevi! — gridò il capitano con voce imperiosa.

— Lasciateci sterminare quelle canaglie, — disse il secondo puntando un cannone.

— Non vedete che sono già quasi tutti morti? — urlò il capitano, fermandogli il braccio. — Basta!

I cannonieri ubbidirono di mala voglia.

Un fumo denso e nero s’innalzava dal boccaporto di poppa del brik, malgrado gli sforzi delle pompe.

Poco dopo una enorme lingua di fuoco irruppe, rischiarando sinistramente quella scena orribile. I marinai alla improvvisa comparsa del fuoco il quale già guadagnava gli alberi, avevano abbandonate le pompe, cercando di salvarsi nelle imbarcazioni, ma queste, forate dalle palle, erano inservibili. Un immenso urlo di disperazione e di rabbia risuonò sul brik, mentre il fumo si faceva più denso e le fiamme più vive.

Ormai tutta la tolda era preda del fuoco.

I marinai atterriti, correvano pel ponte, si arrampicavano sugli attrezzi e gettavano grida rauche, supplicando i negrieri di salvarli.

Il capitano Solilach aveva già fatte calare in mare le scialuppe per andare a raccogliere quei pochi superstiti, quando tutto d’un