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gli scorridori del mare 41

Alcuni minuti dopo il Cape-Town, avvolto in mezzo al fumo e coronato di lampi, si trovava a soli pochi metri dalla Garonna.

Il capitano Solilach lo vide a tempo e slanciandosi nella batteria, urlò:

— A mitraglia!...

I cannoni della nave negriera tuonando insieme spazzarono il ponte del brik rovesciando tutto, mentre la moschetteria tempestava i cavi della manovra e gli uomini disposti sulle coffe. Un feroce urlo di rabbia e di dolore si levò a bordo dell’incrociatore, poi avvenne un urto formidabile, che le palle di canape intrecciato riuscirono appena ad attutire, quindi i grappini di arrembaggio vennero gettati tanto da una parte che dall’altra, e le due navi si trovarono saldamente agganciate.

Allora i negrieri, senza perdere tempo, si slanciano sul vascello nemico, arrampicandosi su per le griselle e, non curandosi della moschetteria, si precipitano sulla coperta.

Il capitano Solilach, con la spada nella mano destra, e la pistola nella sinistra, si avventò addosso al capitano inglese e gli spaccò la gola gettandolo insanguinato al suolo, poi come un leone si precipitò in mezzo ai nemici, seguito dai suoi negrieri.

La zuffa diventò feroce. Inglesi e negrieri combattono coi fucili e coi coltelli, e gettano granate che facero strage d’uomini.

Gli inglesi con uno sforzo violento, si avventano alla loro volta sui negrieri, incalzandoli e cercando di scacciarli dal vascello. Solilach però riuscì ancora a ributtarli, mentre i due cannoni da caccia mitragliano a bruciapelo i nemici.

Le grida dei combattenti, le detonazioni dei fucili, i fischi delle palle e il tuonar dei cannoni si confondevano in un fracasso spaventevole, mentre le vele, avvolte in mezzo a quel fumo, cadevano inerti lungo gli alberi: le due navi stavano immobili come se il vento fosse improvvisamente cessato. I negrieri, addossati alle murate, col capitano e il secondo alla testa, lottavano accanitamente, tenendo fermo ai ripetuti assalti degli inglesi più numerosi di loro. Parecchi cadaveri ingombravano già il ponte, e parecchi feriti, resi furenti pel dolore si trascinavano sui ginocchi tagliando le gambe ai nemici.

I marinai della manovra, incaricati di appiccar fuoco alla nave, visto la poppa del brik un po’ libera, ne approfittarono. Fecero oscillare le due botti sospese ai paranchi, poi le gettarono sul vascello nemico e con pochi colpi d’accetta le sfondarono. Il liquido si sparse, guadagnò la poppa, lambì il boccaporto e incendiò la stiva. Un istante dopo una nube di fumo salì mescolandosi a quella bianchiccia dei cannoni.

Ramba!, — urlano i gabbieri.

A quel grido i negrieri si slanciarono sulle murate e cercano d’abbandonare la nave nemica. Ciascuno aggrappandosi alle griselle