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gli scorridori del mare 25

di guerra echeggiò. I negri balzarono improvvisamente innanzi e si gettarono furiosamente sugli uomini bianchi, cercando di abbatterli colle zagaglie e le frecce.

I marinai indietreggiano rapidamente, poi fanno fronte all’attacco.

Le zagaglie, le frecce e le palle fanno strage, ma la lotta non dura che pochi istanti. I negri, scagliate le loro azze da guerra fra i marinai, si sparpagliano per il bosco, salvandosi in mezzo ai tronchi degli alberi.

Una viva scarica saluta la loro fuga, poi i marinai si slanciano verso il bosco dove i negri, coricati dietro i cespugli e dietro gli alberi, si credono sicuri.

Malgrado le frecce, i marinai si scagliano fra le piante e, scaricate le loro armi in tutte le direzioni, riescono a snidare i fuggiaschi facendone prigionieri dieci o dodici.

Gli altri però, comprendendo che era impossibile lottare contro le armi da fuoco, dopo una breve resistenza si erano nuovamente dispersi, scomparendo nel più folto della foresta.

Il secondo fece richiamare i marinai già lanciati sulle tracce dei fuggiaschi e si rese conto delle perdite subite. Due bianchi e otto guerrieri di Pembo erano rimasti sul terreno, assieme a sedici cacciatori di elefanti. Undici uomini giacevano però legati ai piedi di un albero.

La caccia non era stata tanto buona, ma il secondo calcolava di rifarsi sul villaggio di Upalè.

Dopo un’ora di riposo, durante la quale i marinai curarono le loro ferite, il secondo diede ancora il segnale della partenza, premendogli di giungere al villaggio. Solo venti miglia li separavano ancora.

La foresta fu attraversata rapidamente, senza che nessun negro si mostrasse; poi, usciti dalla boscaglia, furono costretti a scalare alcune colline rocciose e aride.

Verso il tramonto, dopo una marcia assai faticosa, i cacciatori d’uomini giungevano presso un fiumicello affluente della Coanza. Le sue rive erano coronate da fitti cespugli alti dieci piedi e da alcuni tamarindi. Intorno si estendeva un terreno molle e fangoso, che rendeva la marcia estremamente difficile.

Nel momento in cui i negri si preparavano ad attraversarlo, si arrestarono bruscamente, poi si nascosero fra le erbe. Tutti i marinai li imitarono e la colonna sparve fra le fitte erbe. Il secondo strisciò presso un negro e gli chiese:

— Quali nuove?

— Abbiamo veduto delle persone sulla riva opposta.

— Andiamo egualmente innanzi.

Il negro si alzò, si spinse sino alla riva e guardò, ma nessun essere umano comparve.