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stornare l’attenzione, mentre i cacciatori scoccavano volate di frecce, semplici punture di spillo per la grossa epidermide di quei giganti delle foreste.

Però vi fu un istante in cui i due elefanti, esasperati senza dubbio, si rivoltarono precipitandosi violentemente in mezzo ai negri ed agitando le lunghe trombe. L’intera tribù si ritirò precipitosamente, ma un negro fu afferrato da una proboscide, e lanciato a prodigiosa altezza e poi orrendamente calpestato.

Un lungo grido di rabbia s’alzò fra la tribù. Dieci o dodici zagaglie si piantarono nel ventre di uno dei due elefanti.

Il povero animale allungò il passo perdendo sangue da dieci ferite, cercando di dirigersi verso il bosco, però prima che avesse fatto venti passi fu nuovamente attaccato e colpito mortalmente in un fianco. Egli si raddrizzò in tutta la sua altezza, agitò la sua tromba e mandò un lungo barrito, poi si piegò e precipitò a terra spezzando una zanna. Un clamore immenso salutò la caduta del gigante.

I cacciatori, non soddisfatti di quella preda colossale, corsero sulle tracce dell’altro, che distava appena cinquanta passi dal luogo ove erano imboscati i negrieri.

Era questo di statura gigantesca e portava delle zanne lunghe sei piedi e di una bianchezza ammirabile. Vedendo approssimarsi i cacciatori, li caricò furiosamente rovesciandone due o tre colla proboscide, poi abbandonò il campo e si affrettò a guadagnare il bosco. I negri in un baleno gli furono nuovamente addosso, tempestandolo colle zagaglie e, colpendolo mortalmente, lo fecero cadere.

I negri si divisero allora in due drappelli e si gettarono sui corpi dei due elefanti assalendoli a colpi d’ascia, poi strapparono il grasso, assai pregiato dalle orde africane.

Mentre stavano sventrando quelle due enormi carcasse, si udì echeggiare fra le macchie un lungo fischio. Quasi subito si videro i negrieri balzare fuori dai loro nascondigli e precipitarsi sui cacciatori sbalorditi.

— Addosso! Addosso! — gridò il secondo.

I negri si erano aggruppati confusamente dietro uno dei due elefanti, impugnando le loro lunghe zagaglie, decisi, a quanto pareva, ad opporre una disperata resistenza.

— Arrendetevi! — gridò il secondo.

La risposta fu data da una folata di frecce e due negri di Pembo rotolarono sul terreno. I marinai risposero subito con una scarica generale dei loro fucili.

I negri rincularono confusamente, lasciando a terra sei o sette cadaveri.

— Avanti, — gridò il secondo. — Assaltiamoli.

I marinai si preparavano a marciare, quando un terribile grido