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menso lampo squarciò le nubi simili a un’immensa scimitarra, seguito da un formidabile scoppio.

Quasi nel medesimo istante larghe gocce di pioggia cominciarono a cadere ed il vento cominciò a ruggire con violenza estrema, torcendo e spezzando i rami degli alberi.

Lampi e tuoni scoppiarono con rapidità inaudita, seguiti da scariche elettriche che tracciavano linee di fuoco in tutte le direzioni. Il secondo ed i negri balzarono in piedi, e si aggrapparono alle rocce per resistere alla violenza del vento, ma i marinai sparsi fra i massi del fiume, dormivano malgrado i torrenti di pioggia.

D’un tratto uno strano rumore colpì gli orecchi del secondo: pareva il fragore di una cateratta od il muggito di un torrente. Il rumore cresceva, avvicinandosi rapidamente.

Il secondo, cercando resistere contro le raffiche impetuose, si trascinò sino alla riva del fiume e guardò.

Il fragore parea scendesse lungo il fiume. Un pensiero subitaneo gli balenò nella mente e precipitandosi fra i dormienti, gridò: — All’erta!...

I marinai, alla voce imperiosa del secondo, balzarono in piedi, aggrappandosi alle rocce.

— Fuggite!... — ripetè il secondo.

I marinai raccolgono in fretta le coperte ed i fucili, e fuggirono verso la riva. Era tempo!

Un istante dopo un’onda gigantesca, spumeggiante, scendeva il rapido pendio del fiume, rotolando enormi macigni e tronchi d’alberi.

In un momento il letto arido del fiume era diventato un torrente impetuoso, alto parecchi piedi e che continuava a crescere.

I marinai sbalorditi, atterrati dall’impeto dell’uragano, guardavano con occhi smarriti quell’impetuosa fiumana.

— Dove sono le grotte? — chiese il secondo alle guide.

— Venite, — dissero i negri.

Tutti gli uomini, trascinandosi sulle ginocchia, si spinsero innanzi, brancolando fra le tenebre, e cercando di tener dietro ai negri. Dopo un quarto d’ora essi giungevano dinanzi ad alcune caverne scavate nei fianchi di una collinetta.

Tutti vi si precipitarono e avvoltisi nelle loro coperte s’addormentarono, mentre al di fuori la tempesta si scatenava con estrema violenza.

Alle due del mattino l’acqua penetrò anche nelle grotte, costringendo i marinai a cercare un altro riparo, arrampicandosi sulle rocce superiori. Fortunatamente verso le quattro l’uragano cessò e sparve colla medesima rapidità colla quale si era scatenato, permettendo ai marinai di gustare un po’ di sonno.

Alle otto essi si misero in marcia, camminando su un terreno umido e sdrucciolevole. Ben presto però i cocenti raggi del sole as-