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gli scorridori del mare 17

Il negro aveva già alzato l’azza, pronto a spaccargli il cranio, quando una fucilata risuonò.

Il povero selvaggio, colpito dalla palla dell’ufficiale, cadde colla faccia innanzi, rimanendo immobile.

— Avanti! — comandò il secondo. — Laggiù vi sono degli altri negri! Attenti onde nessuno possa fuggire; devono essere le sentinelle avanzate della tribù.

Aveva appena dato quel comando, quando un secondo sparo rintonò.

Uno dei marinai aveva scorta la testa di un altro negro, sorgere fra i cespugli, ed aveva fatto fuoco. Però non era sicuro della riuscita del colpo, e temeva averlo mancato.

— Bisognerà frugare la macchia, — disse l’ufficiale, scostando i cespugli.

— Avanti, entriamo tutti in massa, — gridò il secondo.

I marinai e i guerrieri lo seguirono. La macchia fu frugata, circondata, e visitata minutamente, ma non fu trovato nulla. Alcuni alberi grossi, dei fichi sicomori, crescevano in mezzo alla macchia. Tutti gli occhi si volsero lassù, scrutando invano il fogliame.

— Dove sono fuggiti quei dannati negri? — si chiese il secondo con rabbia.

— Eccoli! — gridò un marinaio indicando alcune forme brune che sparivano fra i cespugli dalla parte opposta.

Sette od otto fucilate scoppiarono. Si udì un grido poi uno dei fuggitivi rotolò al suolo.

Tutti i marinai si diedero ad inseguire i superstiti e li videro sparire in una nuova macchia.

Alcune frecce partirono, ma il secondo coi suoi circondarono la macchia, la quale era assai vasta. Fra i fogliame si vedevano di tratto in tratto apparire qualche zagaglia, qualche braccio e qualche arco.

— Fuoco là in mezzo, — gridò il secondo, scaricando le sue pistole, nel più folto delle piante.

I marinai ubbidirono, però nessuno rispose a quella grandine di palle. Pareva che i negri fossero o morti o scomparsi nuovamente. I marinai si preparavano a stringere il cerchio, allorquando tre negri balzarono fuori improvvisamente, cercando di forzare le linee. Uno fu ucciso con un colpo di accetta, un altro fu afferrato da un marinaio e atterrato, l’ultimo però fuggì rapidamente scomparendo fra gli alberi.

Il prigioniero si dibatteva vivamente, digrignando i denti con furore. Il secondo diede ordine che lo legassero solidamente, poi comandò di rovistare la macchia per cercare anche il fuggiasco. I marinai si misero ad esplorare gli alberi ed i cespugli, senza alcun successo però. Avevano solamente trovato una zagaglia che doveva appartenere al fuggitivo.