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sua azza di guerra, lanciò una cupa occhiata sui due negrieri e fece un passo per uscire.

— Dove vai? — gli domandò Solilach afferrandolo per un braccio.

— Vado ad armare i miei guerrieri per bruciare la tua nave — rispose Pembo.

— Ostinato! E credi tu che io ti lasci ora partire così? Siedi e parliamo, — disse il capitano.

— Ebbene, datemi due botti di acqua di fuoco e cento ckaut di stoffa rigata e la sia finita, — rispose Pembo.

— Avrai quanto chiedi, — rispose Solilach.

Il negro mandò un grido di allegrezza, fece un volteggio sulle mani come una scimmia, e uscito precipitosamente dalla cabina si slanciò sul ponte, mettendosi a piroettare sulle malferme gambe.

I suoi guerrieri, che si erano raggruppati sulla riva, vedendo il loro monarca danzare, non trovarono di meglio che imitarlo. Per un’ora quella strana danza continuò, poi Pembo rotolò sul ponte e vi rimase immobile. L’ubriachezza lo aveva atterrato. Solilach lo fece condurre sulla riva, dove i suoi guerrieri lo portarono nel tembè reale a digerire l’acquavite ed il rhum.


Capitolo II.

LA CACCIA AGLI SCHIAVI

Il mattino seguente, appena il negro si svegliò, fu chiamato a bordo dal capitano e invitato a una succulenta colazione, inaffiata da alcune vecchie bottiglie di rack che il monarca trovò, neppure a dirlo, squisitissime.

Tutti e tre, poi, s’imbarcarono nella grande lancia, e scesero a terra per fare lo scambio della mercanzia.

Il negro, già mezzo ubriaco, accompagnò il capitano e il secondo al baracon degli schiavi e colà, dopo aver visitati minuziosamente tutti i capi di mercanzia, fu concluso definitivamente il contratto.

Quando uscirono, un negro armato di una lunga zagaglia, inzaccherato di fango sino alla faccia, e grondante sudore, si presentò a Pembo facendogli comprendere che aveva da fargli una importante comunicazione.

— Cosa mai? — gli domandò il re mettendo la mano sull'azza di guerra e aggrottando le ciglia.

— Ho da parlarti, — rispose il negro senza sgomentarsi della fiera attitudine del monarca, e accennando i due bianchi.

Pembo capì che il negro aveva qualche segreto da confidare e