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gli scorridori del mare 111

Poi fra il fumo dei cannoni la Garonna si avvicinò maggiormente, scaricando addosso alla disgraziata nave una tale bordata di ferro, da spezzare gli alberi, pennoni, murate e manovre. I grappini d’arrembaggio furono gettati e le due navi si trovarono ormeggiate.

Allora i pirati, armati sino ai denti, aggrappandosi alle manovre e balzando al di sopra delle murate, si precipitano come un torrente sul ponte del brik-goletta. Colà, alcuni uomini, armati di fucili, pallidi e sanguinolenti, li attendevano. Senza aspettare oltre, accolsero gli assalitori con una furiosa scarica, però i pirati si scagliarono su di loro, li strinsero coi coltelli, li trucidarono, li afferrarono tra le robuste braccia e li gettarono in mare a pasto dei pesci.

Pochi minuti bastarono per sbarazzare la nave del suo equipaggio.

Compiuta la strage, i pirati si gettarono nella stiva e vi fecero man bassa. Vi era colà un completo carico di velluti e di sete provenienti da Calcutta, e di più, nella camera del capitano, Parry trovò due casse di ferro contenenti duecentomila dollari in oro, destinati alla banca di Melbourne.

— La banca ne farà a meno, — disse il pirata, con feroce accento e diede ordine di trasportare le due casse nella sua cabina.

I due cannoni del brik-goletta, le due imbarcazioni, i viveri, le merci e le masserizie furono imbarcate a bordo della Garonna, poi quando non vi fu più nulla a bordo da asportare, quei furfanti diedero fuoco al veliero, colla speranza che qualche nave attratta dall’incendio, venisse a gettarsi sotto il tiro dei loro cannoni.

La Garonna, rimessasi alla vela ed approfittando d’un colpo di vento, si allontanò di un cinquecento passi, mettendosi in panna.

Il brik-goletta, ormai preda delle fiamme, ardeva su tutti i punti, rischiarando il mare ad una distanza di cinque miglia.

I pirati bevendo, danzando, e cantando, si godevano quello spettacolo. Alcuni di loro giuocavano, imprecando e rissando ogni volta che un colpo di dadi portava loro sfortuna. Il capitano Parry assieme al secondo e al nostromo giuocavano al montes spagnuolo, attingendo senza posa ad un barilotto di arak che avevano trovato sul brik-goletta.

Tutta la notte il veliero bruciò come un fastello di paglia senza che nessuna nave si mostrasse, e verso il mattino, mentre i marinai si preparavano a riprendere il largo, balzava in aria con orribile rimbombo. Poco dopo scompariva fra i gorghi dell’oceano.

Un frugoroso hurrà, salutò l’immersione della disgraziata nave.

— La festa è finita, — disse il capitano, dando un calcio al barile di arak. — Partiamo!...

I marinai abbandonarono a malincuore i loro giuochi e tornarono ai loro posti.