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il terremoto | 61 |
— Che abbiano qualche comunicazione col gran vulcano questi coni? chiese Morgan.
— Non lo credo. Se l’avessero erutterebbero della lava invece che del fango. Imbarchiamoci, amici.
Ridiscesero la sponda e salirono nel battello il quale riprese subito la navigazione.
Durante la giornata parecchi altri coni, furono segnalati sulle rive del fiume e parecchi sprazzi di fango caldissimo giunsero perfino sull’Huascar. Anche dei geyser, ma di poca forza, furono pure visti lanciare ad una certa altezza le loro bollenti acque.
Il 18 e il 19 Dicembre passarono senza incidenti. Però, malgrado l’Huascar si trovasse ormai a più di trecento miglia dal vulcano, i rombi sotterranei non cessarono, anzi verso la sera del secondo giorno divennero così forti che i tre cacciatori provarono un vivo spavento.
— Ma da che provengono questi fragori? chiese Morgan.
— Da scoppi che avvengono sotto terra, rispose sir John.
— E chi li produce questi scoppi?
— Il fuoco che vaporizza le acque e che fonde le rocce.
— Ma è piena di fuoco la terra?
— Chi può dirlo? rispose sir John.
— Che dicono gli scienziati?
— Gli scienziati non sono d’accordo su questo punto, Morgan.
— Come! Non sono d’accordo?
— Alcuni, quali Humboldt, Arago, de Buch ecc., credono che il nostro globo sia pieno di fuoco, ma altri scienziati di non meno valore lo negano.
— Spiegatevi, signore.
— I primi pensano, forse a torto, secondo me,