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44 capitolo xvii.


quattro. Si calcola che abbia vomitato cinquecento milioni di metri cubi di lava.

— Corna di cervo! Con tanta lava si potrebbe coprire una intera provincia.

— Una provincia! Si potrebbe coprire tutta la superficie terrestre di una pellicola d'un millimetro di spessore. E non ti parlo dello scoppio del vulcano Timboro nell'isola di Sumbava, che determinò la caduta di una massa di rottami assai maggiore delle lave uscite dallo Skapta-Jokul.

— Se questi vulcani continuassero a eruttare in breve tempo vuoterebbero il globo, disse Morgan.

— Certamente, disse l'ingegnere. Fortunatamente simili eruzioni non avvengono che di rado.

— Ma, ditemi, sir John, cagionano danni enormi queste eruzioni? chiese Burthon.

— Spaventevoli, Burthon. Nel 93 il Vesuvio di Napoli distrusse interamente le città di Stabia, Ercolano e Pompei; nel 1638 il Timboro uccise gran numero degli abitanti dell'isola di Sumbava; nel 1772 il vulcano Papandayang dell'isola di Giava scoppiando seppellì ben quaranta borgate e il Galongun, pure a Giava, seppellì nel 1822 numerosissimi villaggi.

— E i massi che questi vulcani lanciano vanno molto lontani? chiese Morgan.

— Talvolta sì. Il Galongun, per esempio, gettò massi di basalto a sette miglia di distanza e a quaranta miglia cadde una fitta pioggia di lapilli grossi come noci. Il Coseguina, vulcano dell’America centrale, quando scoppiò coperse le campagne, sopra una estensione di oltre trenta miglia, con uno strato di ceneri di cinque metri di spessore e il colpo fu così forte che si udì a milleseicentocinquanta chilometri di distanza. Le ce-