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CAPITOLO XVIII.

Il vulcano.

A un due o trecento metri dalla prua, s'udiva, abbastanza distintamente, una specie di muggito che doveva provenire dall'irrompere di una furiosa massa d'acqua. Era un nuovo fiume che entrava nella fumante caverna? L'ingegnere lo credette.

Levò dall'astuccio il prezioso documento e vi gettò sopra un rapido sguardo. Trovò subito la caverna che l'Huascar stava attraversando, e all'estremità meridionale di questa vide segnato un fiume che doveva essere molto largo.

— Avanti! comandò con voce soffocata, rinchiudendo nell'astuccio il documento.

L'Huascar si ripose in cammino, ma procedendo con precauzione onde non dar di cozzo contro qualche scogliera che poteva trovarsi sulla sua via. L'ingegnere e il meticcio, curvi sulla prua, con le lampade in mano, guardavano attentamente le acque cercando di discernere ciò che vi era al di là di quelle masse di vapore.

Avevano percorso circa trecento metri, quando Burthon scorse, a breve distanza, una negra apertura dalla quale irrompeva, muggendo e schiumeggiando, un corso d'acqua.

— Attento O'Connor! gridò volgendosi verso l'irlandese che teneva la barra del timone.