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le acque bollenti | 31 |
CAPITOLO XVII.
Le acque bollenti.
Il mattino del 15 Dicembre, cioè due giorni dopo la scoperta della miniera, gli intrepidi esploratori, dato un ultimo addio alla luce che cominciava a scendere dal cratere, lasciavano per sempre lo spento vulcano dirigendosi verso il sud.
Il battello, carico di oltre milleseicento chilogrammi di carbone, fumando allegramente, in pochi minuti attraversò il negro lago ed entrò sotto la galleria meridionale mandando acuti fischi.
Il nuovo fiume era largo dieci o dodici metri, con due rive assai dirupate e la corrente era talmente rapida che l’ingegnere non volendo consumare inutilmente il carbone, ordinò subito a Morgan di spegnere i fuochi della macchina, e a O’Connor di mettersi a prua con una lampada onde non accadesse un improvviso urto.
La galleria era altissima e nessun fumo vi circolava sotto, segno evidente che il petrolio contenuto dalle acque si era consumato. Però le rupi conservavano ancora un calore non indifferente, anzi certe volte dai tenebrosi antri uscivano delle folate d’aria così calda da rendere assai malagevole la respirazione.
— Corpo d’un cannone! esclamò Burthon tergendosi il sudore che colavagli abbondantemente