Pagina:Salgari - Duemila leghe sotto l'America - Vol. II.djvu/111


conclusione 109


CAPITOLO XXVII.

Conclusione.

Tre mesi dopo gli avvenimenti narrati, e precisamente la mattina del 28 Febbraio 1870, il signor Josè Benalcazar ricco peruviano, domiciliato a Puno, accompagnato dagli indiani Tumbez e Culluchima, saliva i dirupati fianchi del Sorata, un alto monte che si eleva nel mezzo d’una ragguardevole catena che estendesi al nord-est del Titicaca. Gli avevano narrato, alcuni cacciatori, che molti guanachi erano stati visti correre su quelle balze e il signor Benalcazar aveva intrapresa la non facile ascensione colla speranza di abbatterne qualcuno.

Era già giunto ad una grande altezza, quando l’indiano Culluchima che lo precedeva di un centinaio di passi, inoltrandosi in una stretta gola, improvvisamente tornava indietro colla più viva sorpresa scolpita sul viso.

— Padrone, disse, non avanzare. All’uscita della gola c’è uno scheletro legato ad una croce.

Il signor Benalcazar punto spaventato armò, per ogni precauzione la carabina che portava in ispalla e s’inoltrò nella gola. Proprio all’uscita egli vide, con orrore, uno scheletro umano legato solidamente ad una specie di croce con larghe cinghie. Non aveva indosso alcun pezzo di stoffa