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88 | capitolo xi. |
— Cos’è accaduto? chiese sir John.
— Abbiamo urtato contro uno scoglio, disse O’Connor, curvandosi sul coronamento di poppa.
— E l’elica non funziona più, aggiunse Morgan.
Il battello infatti non retrocedeva più, anzi veniva portato via dalla corrente, segno evidente che l’elica non girava.
— Guarda se le pale sono guaste, Morgan, disse sir John.
Il macchinista cacciò le braccia sott’acqua in direzione dell’elica.
— Il caso è grave, disse. Due pale si sono curvate e la terza non esiste più.
— Come andremo innanzi? chiese Burthon.
— Abbiamo un’elica di ricambio, disse sir John, ma qui, in questo tunnel, senza un palmo di terra, non sarà possibile metterla a posto. Apriamoci il passo col piccone.
Spenta la macchina, che non faceva altro che empire il tunnel di fumo, il battello venne spinto contro la barriera delle stalagmiti. O’Connor e Burthon, armatisi di picconi, assalirono vigorosamente l’ostacolo che facilmente fu spezzato.
L’Huascar, cacciato innanzi dalla corrente che cresceva di violenza, penetrò in un secondo tunnel, ancor più ristretto e tortuosissimo. Sir John e i suoi compagni si videro costretti a levare tuttociò che sorpassava i bordi del battello e inginocchiarsi per non rompersi il capo contro la vôlta, che era per di più coperta da un fitto strato di stalattiti sottili come aghi e assai resistenti.
Era trascorsa un’ora da che navigavano in quella seconda galleria, quando un lontano rumore, dapprima appena distinto, poi fortissimo, giunse agli orecchi dei quattro uomini. Non era il fragore di un impetuoso fiume, nè il muggito