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il vortice 87


L’Huascar s’inoltrò a piccolo vapore verso il nero tunnel.

Quelle precauzioni non erano state troppe, poichè la galleria era tanto stretta da permettere a malapena il passaggio del battello. Di più, dalla vôlta, pendevano migliaia e migliaia di punte aguzze, sottilissime, trasparenti, alcune delle quali, di una eccessiva lunghezza, minacciavano di ferire sir John e i suoi compagni.

Per una lunga ora l’Huascar, continuamente urtando contro quella foresta di punte, potè avanzare, ma poi la galleria si restrinse in modo tale, che le pareti rasentavano i suoi bordi. Una viva inquietudine si impadronì di sir John e dei tre cacciatori, i quali temevano di dover ritornare indietro o di abbandonare il battello.

— Siate pronti a lavorare di piccone, disse sir John. Bisogna avanzare a qualsiasi costo, dovessimo aprirci il passo colle mine.

Pochi minuti dopo l’Huascar urtava contro un agglomeramento di stalagmiti che sorgevano dal fondo del canale. Erano due o trecento, alcune delle quali grosse come il braccio di un uomo.

L’ingegnere prese una lampada ed esaminò quella inestricabile rete di punte aguzze. S’accorse subito che quegli ostacoli non presentavano molta resistenza.

— Passeremo, disse. Lo sperone dell’Huascar basterà per aprirci il passo. Macchina indietro, Morgan!

Il battello, malgrado la rapidità straordinaria della corrente, retrocesse colla velocità di sei miglia all’ora per pigliare lo slancio. Aveva percorso già duecento metri quando avvenne un forte urto. La marcia retrograda si arrestò di botto.