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82 | capitolo xi. |
CAPITOLO XI.
Il vortice.
La cosa era pur troppo vera. Le acque del fiume, pochi giorni prima così dolci, così eccellenti, erano diventate tutto ad un tratto salate e amare come quelle degli oceani.
I disgraziati cercatori dei tesori degli Inchi, erano nati, senza dubbio, sotto una cattiva stella.
Da una mezz’ora erano sfuggiti, per un vero miracolo, ad un grave pericolo che già un secondo, non meno grave, non meno terribile, minacciava la loro esistenza. C’era di che scoraggiare uomini di ferro agguerriti contro i più fieri colpi della più ostinata fatalità.
— Decisamente i tesori degli Inchi portano sfortuna, disse Burthon. Prima le frane e poi la mancanza d’acqua dolce. Non la si finirà più?
— Non scoraggiamoci, disse sir John, prontamente rimessosi. La rituazione non è delle migliori ma nemmeno delle peggiori. È impossibile che questi sotterranei siano sprovvisti d’acqua dolce. Quanta acqua abbiamo O’Connor?
Il marinaio visitò il barile.
— Non contiene più di sei o sette litri, disse con voce spaventata.
— Sono molto pochi. Bisogna partire subito.
— E dove ci dirigeremo? Al sud o al nord? chiese Burthon.