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80 | capitolo x. |
L’Huascar virò di bordo e si mise a correre parallelamente alla costa. Quindici minuti dopo si trovava dinanzi ad una grande galleria entro la quale scaricavansi le acque del lago.
Sir John comandò di entrarvi. Era tempo! Un istante dopo un nuovo e più grande franamento accadeva sollevando mostruose ondate.
L’Huascar percorse cinque o seicento metri, poi si arrestò presso un’alta sponda che pareva inaccessibile.
— Siamo salvi! esclamò O’Connor, che tremava ancora. Non credeva di uscir vivo da quella caverna.
— Siamo sulla buona via? chiese Morgan.
— Lo spero, rispose l’ingegnere.
— Metti a bollire la pentola, marinaio, disse Burthon. La paura mi ha messo indosso una fame feroce. Non dimenticare le testuggini che abbiamo pescate.
Il marinaio si mise tosto al lavoro mettendo a bollire le testuggini, dei legumi e del pemmican.
Due ore dopo offriva ai compagni una zuppa che mandava un profumo tale da mettere appetito al più malandato tisicuzzo dell’orbe terracqueo, come diceva il meticcio.
Sir John, Burthon, O’Connor e Morgan si assisero intorno alla pentola. Il secondo, che era il più affamato, diede subito l’assalto, ma alla prima cucchiaiata che inghiottì fece una brutta smorfia.
— Ehi, marinaio, gridò. Hai messo un chilogramma di sale in questa zuppa?
— Perchè? chiese O’Connor sorpreso.
— È orribilmente salata, disse sir John che l’aveva assaggiata.
— Eppure non ho messo che un pizzico di sale, signore.