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l’acqua salata | 77 |
sioni soffocate; come un lontano precipitare di valanghe.
Invano alzava la lampada, invano gettava in aria dei carboni accesi, invano si allungava: la vôlta, senza dubbio altissima, rimaneva sempre invisibile.
Dieci minuti erano trascorsi senza che la situazione, o meglio, quella angosciosa agonia fosse cangiata.
L’Huascar correva sempre, sbuffando, fischiando, muggendo, sconvolgendo le acque e i fragori della vôlta crescevano sempre di intensità, destando tutti gli echi di quel lago del quale non si scorgevano ancora i confini.
Ad un tratto una larga goccia d’acqua cadde sul viso di Burthon.
— Piove!... gridò.
— Piove! esclamò sir John.
Sulla superficie del lago si udì un vivo scrosciare che diventò ben presto intenso. Cosa strana! Pioveva a dirotto da tutte le parti.
— Che ci sieno delle nubi in questo sotterraneo? chiese O’Connor.
— No, disse sir John. Senza dubbio sopra di noi esiste un bacino sotterraneo e l’acqua filtra attraverso le rupi.
— Zitto, signore, disse Morgan. Ascoltate!
In fondo al lago si udì un cupo fragore, simile a quello che produce una cateratta precipitando da una grande altezza, poi si udirono dei tonfi formidabili come se dei macigni piombassero nelle acque. Un’onda enorme, spumeggiante, venne a urtare il battello il quale rollò furiosamente.
— Attenti alle vostre teste! gridò sir John. La vôlta frana!