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51 la cateratta


CAPITOLO VII.

La cateratta.

Era tempo. L’immenso esercito dei feroci roditori, fitto fitto, arrivava allora ai piedi della roccia contro la quale s’infranse come un torrente che trova sbarrata la via da un insormontabile ostacolo. Una indescrivibile confusione successe attorno alla roccia, scomponendo i ranghi degli emigratori. Impotenti di retrocedere per la spinta di quelli che venivano dietro, i topi si rovesciarono sui battaglioni vicini, passando sui loro corpi, generando risse formidabili. I piccoli mostri, stizziti, non potendo pigliarsela coll’ostacolo se la pigliavano coi compagni e li divoravano con ferocia senza pari per farsi posto.

Ci volle una buona mezz’ora prima che l’esercito si dividesse in due. L’ingegnere e i suoi compagni che avevano calato le lampade a pochi pollici dal terreno, seguivano con vivissima curiosità i movimenti di quegli interminabili ranghi, facendo piovere su di essi frammenti di roccie.

— Corna di cervo! esclamò Burthon, che non riusciva a rimettersi dalla sorpresa. Non ho mai visto uno spettacolo simile.

— Ne sono certo, disse l’ingegnere. Bisogna scendere quaggiù per vedere emigrazioni così gigantesche.