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un formidabile assalto 49


Il macchinista stette zitto tendendo gli orecchi.

Un rumore strano, che l’eco ripeteva, s’udiva all’intorno; si avrebbe detto che un esercito di cavallette s’avvicinava.

— Signor Webher! gridò O’Connor, sempre più spaventato.

L’ingegnere e il meticcio, che dormivano con un solo occhio, a quella chiamata saltarono in piedi.

— Che hai, marinaio? chiese Burthon.

— Siamo assaliti.

— E da chi? chiese l’ingegnere. Non è possibile.

— È vero, siamo assaliti, confermò Morgan. Ah!...

Un acuto strido seguì l’esclamazione del macchinista.

— Ho strangolato un topo! gridò Morgan. Era quest’animaletto che mi mordeva.

Il meticcio fe’ rintronare la vôlta d’un formidabile scroscio di risa.

— Corpo di Bacco! esclamò ridendo. Avete paura dei topi!

— C’è da allarmarsi, Burthon, se gli assalitori sono molti, disse l’ingegnere. Ne hai visto degli altri Morgan?

— Non udite questo rumore?

— Sì, sì! esclamò l’ingegnere alzandosi prontamente. In ritirata, amici!

— Io rimango, disse il testardo meticcio. Che diamine! Scappare dinanzi a un branco di topi?

— A dei milioni di topi, disse sir John. Se non ce la battiamo ci divoreranno vivi.

Raccolsero in fretta le coperte, le armi e le lampade, e s’affrettarono a sgombrare la piattaforma, ma non avevano percorso venti passi che si trovarono dinanzi all’avanguardia dei roditori.

— È una emigrazione spaventevole! esclamò l’ingegnere arrestandosi.