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una traccia misteriosa 39


vansi di cavità in cavità destando tutti gli echi, forse per la prima volta dopo trecento e più anni.

Quantunque dotati d’un coraggio veramente straordinario, nel trovarsi là sotto, fra quelle immense vôlte, fra quelle onde nere, a seicento e più piedi sotto terra, si sentivano vivamente commossi, anzi atterriti della loro audacia. L’ingegnere stesso, l’anima della spedizione, guardava non senza fremere le vôlte che si succedevano le une alle altre, sotto le quali il battello slanciavasi con rapidità crescente, trascinandoli nelle viscere della terra.

— Che cosa provi? chiese egli, volgendosi a Burthon, che aveva perduto la sua loquacità.

— Devo confessare, sir John, che sono spaventato, rispose il meticcio. Mi sembra di essere mille leghe sotto la crosta terrestre.

— E abbiamo appena cominciato.

— Ci vuole del coraggio per cacciarsi quaggiù.

— Lo so, Burthon, e spero che non ci verrà a mancare.

— Credete voi che riusciremo a superare tutti gli ostacoli che incontreremo.

— Lo spero, giacchè abbiamo a nostra disposizione dei mezzi potenti. Nè le rupi nè il fuoco ci arresteranno.

— Il fuoco?... Troveremo del fuoco?

— Non lo accerto, ma lo temo. Fra dieci o dodici giorni lo sapremo dalla direzione che prenderà la galleria; se attraversa il golfo del Messico, probabilmente non troveremo grandi ostacoli; se passa sotto il grande istmo dell’America centrale avremo probabilmente da lottare coi vulcani.

— Forse morremo asfissiati.