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il maelstroom 35


— Mi hanno detto che nelle caverne abitano gli spettri.

— Frottole, mio caro.

— Ritorniamo, disse l’ingegnere. Le guide aspettano una mia risposta.

— Una domanda sir John, disse Burthon. Avete detto alle guide che noi andiamo a cercare i tesori degli Inchi?

— No, amico mio. Essi credono che si tratti di una grande escursione scientifica.

— Avete fatto bene, signore.

Ritornarono nella caverna in mezzo alla quale giaceva il carico. L’ingegnere strappò un foglietto di carta al suo notes e vi scrisse:

«Ritirate la fune. Tutto va bene. Addio a tutti.»

Poi lo legò alla fune, la quale, ad un colpo di rivoltella sparato da Burthon, dalle guide venne ritirata.

— Costruiamo ora il battello, disse l’ingegnere.

Burthon, Morgan e O’Connor trasportarono in riva al fiume i pezzi i quali erano numerati, di acciaio molto leggiero ma così resistente da sfidare un urto anche violentissimo. Subito si misero al lavoro diretti dal loro capo.

Due ore furono più che sufficienti per riunire tutti quei pezzi i quali formarono una elegantissima imbarcazione, comoda, stretta di carena, lunga ben trentasei piedi e armata a prua di un solido sperone.

L’adattamento della macchina e dell’elica richiese un tempo più lungo. Morgan, che come si disse era stato parecchi anni macchinista, assicurò i compagni che potevasi, in caso disperato, ottenere una velocità superiore ai sedici nodi.

Alle 12 l’ingegnere propose una dormita di alcune ore. La proposta fu accolta e ognuno av-