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il tesoro degli inchi 15


troverete un altro acero con tre... tagli profondi... scavate... ai piedi.... la cassetta è... è... là!...

Si rizzò un’ultima volta, afferrò le mani dell’ingegnere, le strinse fortemente, stralunò gli occhi, aprì le aride labbra come volesse pronunciare un’altra parola, poi piombò giù e rimase immobile.

— È morto! esclamò l’ingegnere appoggiando una mano sul cuore del disgraziato indiano. — Burthon?

Il meticcio e la vecchia negra, che stavano seduti presso la porta, accorsero. Indovinarono entrambi di che si trattava.

— Povero Smoky, disse Burthon levandosi il berretto. Sian maledetti i suoi assassini.

Nell’interno della capanna regnò un breve silenzio rotto solo dai singhiozzi della vecchia negra.

— Accendete dei ceri, disse l’ingegnere.

Burthon levò da una specie di sacco due candele e le accese collocandole presso il cadavere.

— Ora, continuò sir John, prendi una zappa e una vanga e seguimi.

— Andiamo a scavare la buca per seppellirlo!

— No, dobbiamo recarci nel bosco. E tu, vecchia, non piangere. Ho una casa che è molto più bella di questo abituro; te la darò e vedrai che non ti mancherà il necessario per vivere. Andiamo, Burthon.

Uscirono dalla capanna, le girarono intorno e presero un sentieruzzo che scompariva in mezzo al bosco di aceri.

Ad oriente cominciava a biancheggiare. Pel cielo correvano nuvoloni di un color piombo, ma non pioveva più. Qualche uccello cinguettava sui più alti rami degli alberi, e in lontananza, verso Munfordsville, s’udiva abbaiare qualche cane.