Pagina:Salgari - Duemila leghe sotto l'America - Vol. I.djvu/106

104 capitolo xiii.


delle forze della natura derivanti, per così dire, le une dalle altre, formarono diverse materie come l’ossigeno, l’idrogeno, il carbonio, l’azoto, la silice, il ferro, il sodio, l’alluminio, ecc. Tutte queste materie, fuse insieme, in breve tempo s’incendiarono e arsero. Ecco adunque la nebulosa cangiata in un globo di fuoco.

— È sorprendente! esclamò Burthon che prestava molta attenzione a quella interessante lezione.

— Sorprendente ma naturale, disse l’ingegnere. Questa massa incandescente, forse per altre migliaia e migliaia d’anni percorse lo spazio la cui temperatura normale pare dovesse essere non inferiore ai 270° sotto zero.

— Attraverso una atmosfera più che agghiacciata, adunque?

— Sì, attraverso uno spazio eccessivamente freddo. Che cosa doveva avvenire? Un raffreddamento, non vi pare?

— È giusto, disse Burthon.

— Dunque la massa infuocata cominciò lentamente a raffreddarsi e l’ossigeno, l’idrogeno e il sodio si convertirono in acqua.

— In acqua, avete detto? chiese Morgan.

— Ci trovi qualche cosa di miracoloso? Il mare non è formato di idrogeno, ossigeno e sodio?

— Avete ragione, signore.

— Continuo: la massa di fuoco a poco a poco si raffreddò, divenne una massa pastosa e acquosa, una crosta ben presto avvolse la palla infuocata. La lotta fra il fuoco, la crosta terrestre e la massa delle acque, fu senza dubbio terribile. Chissà mai quante volte la crosta si spezzò, chissà mai quante volte le fiamme irruppero alla