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84 | al polo australe in velocipede |
— Ve lo dirò poi; ma voi, non vi eravate accorti della mia scomparsa?
— No, Bisby; vi credevamo nella vostra cabina e ci accorgemmo solamente due ore dopo. Siete stato fortunato di farvi trovare, con quel nebbione che scendeva sull’oceano.
— Lo credo, ma ora sto benissimo e non ho che un solo desiderio, cioè quello di dare un buon colpo di dente a quel brutto uccellaccio che aveva scambiato la mia testa per un pesce.
— Lo mangerete a cena in salsa piccante.
— Ma io ho fame!
— Fra mezz’ora la campana ci radunerà a cena.
— A cena?..... esclamò Bisby stupito. A pranzo, vorrete dire.
— No, amico mio: avete dormito dodici ore e sono quasi le 9 di sera.
— Ma voi siete pazzo o volete scherzate, Wilkye. Non vedete che splende ancora il sole?
— E cosa vuol dire ciò?
— Che in nessun paese del globo, alle nove di sera si vede il sole, guardate come è ancora lontano dall’orizzonte.
— Questa regione, mio caro Bisby, è diversa dalle altre e l’astro diurno, per ora, non tramonterà che a undici ore, fra pochi giorni a mezzanotte, e fra qualche settimana non si nasconderà più e c’illuminerà per ventiquattro ore continue, anzi per tre o quattro mesi, se continueremo a scendere al sud, e per sei se toccheremo il polo.
— Ma che storie strabilianti mi narrate, Wilkye. Volete scherzare, approfittando della mia ignoranza?
— No, vi do la mia parola; guardate il mio orologio: