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80 al polo australe in velocipede


A mezzodì, mentre la Stella Polare rallentava la corsa per tema di urtare improvvisamente contro qualche grande banco di ghiaccio, l’elice cessò improvvisamente le sue evoluzioni. Già da qualche minuto pareva che girasse con difficoltà, imprimendo alla nave delle strane scosse, ora rallentando ed ora accelerando le battute.

— Abbiamo urtato? chiese Linderman che si trovava in coperta.

— È impossibile, signore, rispose il capitano Bak, curvandosi sul bordo.

In quel momento il capo-macchinista apparve sul ponte.

— Signore, disse, volgendosi verso il capitano. L’elice non funziona più.

— Lo vedo, rispose il comandante. Che sia avvenuto un guasto?

— No, rispose una voce a prua. L’elica è stata legata.

— Legata?... esclamarono Linderman e il capitano.

— Sì, signori, disse Wilkye, facendosi innanzi. Noi passiamo sopra una grande piantagione di kelp.

— Sopra delle alghe, volete dire?

— Sì, signor Linderman.

— E credete che non riusciremo a sbarazzarci?

— Sarà un po’ difficile, per ora. Vi consiglio di far spiegare le vele; più tardi farete liberare l’elica.

— Il vento è favorevole, disse il capitano. Soffia dal nord-ovest e potremo filare comodamente sei o sette nodi all’ora.

— Fate — disse Linderman.

Al primo fischio emesso dal mastro d’equipaggio, i marinai si affrettarono ad eseguire la manovra.

Le rande, le contro-rande e i fiocchi in pochi istanti furono spiegati, e la goletta, obbedendo all’azione del