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capitolo viii. - l’assalto dell’albatros 73


— Il punto d’appoggio è finalmente trovato!...

Con due bracciate raggiunse il gigantesco uccello e vi si appoggiò, senza che quello affondasse. Era tempo! Il povero negoziante di carni salate che si trovava da oltre mezz’ora immerso in quell’acqua fredda, non poteva più reggersi. Le sue membra che a poco a poco si irrigidivano cominciavano a rifiutarsi di muoversi, e le sue vesti, già completamente inzuppate, erano diventate così pesanti, da impedirgli di mantenersi a galla.

Malgrado avesse trovato quel punto d’appoggio, la sua situazione era sempre gravissima e poteva diventare disperata. La nebbia calava sempre più densa, l’oceano non accennava ancora a diventare tranquillo, il freddo cresceva di momento in momento e la Stella Polare non compariva.

Sinistre inquietudini l’assalivano; si credeva ormai abbandonato in mezzo all’oceano Australe. Cosa sarebbe avvenuto di lui, se non incontrava un’isola o uno scoglio qualsiasi? Avrebbe potuto resistere quattro, cinque ore forse, ma poi?...

— Se la Stella Polare non mi trova, fra breve sarò morto, balbettò il disgraziato. Sento il freddo salirmi al cuore e non posso più reggermi. Dannata balena!... Se...

S’interruppe bruscamente e tese gli orecchi. Gli era sembrato di aver udito una lontana detonazione.

— Che mi sia ingannato? mormorò, con inesprimibile angoscia. Che la Stella Polare mi cerchi?

Tese ancora gli orecchi rattenendo il respiro, e questa volta, fra i muggiti delle onde, udì distintamente un’acuta detonazione.

— Buono!... esclamò, respirando liberamente. Finalmente si sono accorti che il povero Bisby mancava! Radunò tutte le sue forze e si mise a urlare: