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capitolo vii. - una balena speronata 67


balzò innanzi, s’inchinò verso prua come se passasse sopra un banco, e proseguì la marcia.

Quasi nel medesimo istante che passava sul dorso del cetaceo, un uomo che si era curvato sul bordo per meglio vedere quell’attacco, spinto innanzi da quell’urto impetuoso, piombava nel vuoto.

Quella caduta era stata così improvvisa, che quel disgraziato non aveva nemmeno avuto il tempo di emettere un grido, e per colmo di sventura, nessuno lo aveva veduto.

Immaginatevi però quale fu la sua sorpresa nel sentirsi cadere su di una massa viscida, in mezzo ad una specie di canale, entro il quale scorreva un getto di sangue spumeggiante.

Una esclamazione di stupore gli uscì dalle labbra:

— Per centomila quintali di carne salata!... Ecco una avventura che non ho mai sognata!...

Bisby, poichè era lui, si raddrizzò per guardarsi intorno, ma quella massa enorme si alzò bruscamente sulle onde emettendo una nota così formidabile, da assordarlo.

— Ohe!... fermi per bacco!... gridò il disgraziato negoziante di carni salate. Ci sono qui io, e se...

La frase gli si gelò sulle labbra, mentre i capelli gli si rizzavano sulla fronte: solamente in quel momento si era accorto di essere caduto sul dorso della balena e precisamente in mezzo al solco mortale tracciato dallo sperone e dalla chiglia della goletta.

— Gran Dio!... mormorò con voce angosciata. Sono perduto!...

Gettò all’intorno uno sguardo smarrito: la goletta, credendo ormai di aver colpito a morte il cetaceo e di averlo quindi ridotto all’impotenza, si allontanava rapidamente e si perdeva fra le nebbie che calavano fitte fitte sull’oceano.