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50 | al polo australe in velocipede |
— Sì, signor Linderman.
— Ma quei negri e quei mongoli devono essersi fusi in tempo remotissimo.
— Certamente.
— Pure mi sembrerebbe una ipotesi assai ardita, calcolata la distanza che corre fra l’Africa e l’America; per i mongoli non deve essere stata cosa difficile non avendo avuto da attraversare che lo stretto di Behering.
— Voi non dovete però ignorare che gli antichi fanno menzione dell’Atlantide, ossia di una grand’isola che si sarebbe sommersa più tardi, ma che si trovava a non molta distanza dalle coste africane ed europee. Se è realmente esistita, non doveva essere impossibile agli africani di raggiungere l’America, malgrado l’imperfezione delle loro barche.
— Ma quei giganti americani, come sono scomparsi?
— Non lo si sa, ma forse l’antica razza a poco a poco è deperita. Tuttavia, nei Patagoni conserva ancora dei campioni notevoli.
— Ed anche di quelli straordinariamente deperiti.
— Cosa volete dire, signor Linderman?
— Che se in Patagonia vi sono ancora dei giganti, a poche centinaia di metri da loro vivono dei pigmei o quasi.
— Infatti, ciò è vero. Al di là dello stretto di Magellano, che in tali punti misura una così breve larghezza che si potrebbe attraversarlo scagliando un ciottolo, vivono i Fuegiani, che si possono considerare gli indiani più piccoli della razza americana. La loro statura non supera i quattro piedi e cinque pollici, ossia un metro e quarantotto centimetri.
— E come mai questa diversità di statura ad una distanza così breve? chiese Bisby, che prestava somma attenzione a quel dialogo.