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40 | al polo australe in velocipede |
— Tale da formare una sfera sedici o diciassette volte più grande di quella che darebbe la terra dei nostri continenti e delle nostre isole riunite.
— Che disgrazia!..... Avrei voluto tentare il ricupero di così enormi ricchezze.
— Siete americano e ciò non mi sorprende. I progetti colossali sono una specialità della nostra razza. Andiamo sotto coperta, Bisby, che le onde invadono il ponte.
L’Atlantico cominciava ad assalir con furore la goletta, facendola beccheggiare e rollare violentemente e lanciando sul ponte di essa vere ondate, le quali correvano impetuosamente da prua a poppa, rovesciando gli uomini di quarto.
Si dovettero chiudere i sabordi di poppa e le aperture di babordo e di tribordo per non inondare le cabine e le sale, ed imbrigliare i fiocchi che erano stati spiegati per dare alla nave un po’ di stabilità.
Fortunatamente la Stella Polare filava come una rondine marina e nella notte attraversò quella porzione dell’Atlantico sferzata dalla bufera.
Due giorni dopo avvistava il capo Orange che è situato fra il confine della Gujana Francese ed il Brasile; il 10, poco prima del tramonto, fu rilevato dal capitano Bak il capo di S. Rocco, che è il più avanzato, verso oriente, delle coste dell’America del Sud.
Il 14 la Stella Polare passava al largo del Rio della Plata e il 16 gettava l’ancora nel porto di Egmont, stazione principale delle isole Falkland, dove contava di rifornirsi di carbone, prima di avventurarsi fra i gelidi mari del polo australe.