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38 al polo australe in velocipede


— Sono ondate formidabili che si formano là dove il fondo del mare ha dei bruschi rialzi. Forse sotto di noi il fondo si alza in forma di dirupate montagne.

— Sicchè le onde urtandovi contro rimbalzano.

— Proprio così, amico mio, e rimbalzando muovono le sabbie del fondo.

— Quante cose sapete voi! Ma, ditemi, senza quei flutti di fondo, sarebbe sempre uguale la tinta degli oceani?

— No, Bisby, varia in molti luoghi. Generalmente la tinta degli oceani è azzurro-verdastra, che diventa più chiara avvicinandosi alle coste dei continenti, ma alcuni mari hanno colori diversi. Alle isole Maldive, per esempio, terre che si trovano nell’oceano Indiano, l’acqua che le circonda è nerastra.

— Sorgono adunque sopra un mare d’inchiostro? Ciò deve produrre un effetto poco allegro.

— Nel golfo di Guinea, in Africa, l’acqua è invece biancastra.

— Un mare di latte! Deve essere bizzarro.

— Fra la Cina ed il Giappone vi è un mare le cui acque sono giallastre e perciò fu chiamato Mar Giallo; presso la California, invece, il mare assume tinte o riflessi rossastri, e presso le Canarie e le Azzorre l’acqua è verde.

— Ma da cosa derivano tutte queste tinte?

— Il colore azzurro-verdastro dell’oceano, deriva senza dubbio dalle stesse cause che fanno parere azzurri i monti veduti ad una certa distanza e che danno all’atmosfera quel colore azzurro che chiamasi cielo. In taluni luoghi, però, la maggiore o minor intensità della tinta deriva dalla maggiore o minore profondità delle acque o dalla salsedine. Infatti, la grande corrente del Gulf-Stream, che è più salata dell’acqua dell’oceano, è più cupa; in altri luoghi è più oscura in causa della maggior