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capitolo iv. - dalle bermude alle falkland | 33 |
quella popolazione cresce, giungendovi i pescatori di balene, essendo quelle isole di frequente visitate dai giganti dei mari.
Quantunque siano poco fertili, pure dànno aranci, cotone, tabacco e frumento il quale matura due volte all’anno. Producono certe specie di ginepri (juniperus bermudiana) i quali raggiungono un’altezza da sedici a venticinque metri e servono per la costruzione di leggeri navigli.
I viveri sono però carissimi, mancando quasi totalmente il bestiame e la selvaggina. Non vi sono che pochi volatili e brutti ragni neri e grossi, che tessono ragnatele così resistenti da prendere perfino gli uccelli.
— Ecco delle isole che non avranno lunga vita, disse Linderman che le osservava assieme a Wilkye ed a Bisby.
— E perchè? chiese quest’ultimo.
— Pel motivo che le onde dell’Atlantico, che le investono furiosamente, le rodono costantemente.
— Sono parecchi secoli però, che oppongono una fiera resistenza, disse Wilkye. I polipi coralliferi sanno costruire robustamente le loro isole.
— Non sono di natura vulcanica?
— No, signor Linderman. Le Canarie, le Azzorre, Sant’Elena, Tristan da Cunha e S. Paolo sono tutte isole vulcaniche, ma queste sono state costruite dai polipi coralliferi.
— Ma chi sono questi signori polipi? chiese Bisby. Voi sapete che io non m’intendo che...
— Di carni salate, lo sappiamo, disse Wilkye. Vi dirò adunque allora, signor curioso, che quei polipi che le hanno costruite, sono esseri infinitamente piccoli, che vivono sotto le acque in gran numero. Si radunano per lo più sulle cime dei monti sottomarini, vi fondano le loro colonie, vivono, muoiono e morendo formano, coi