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capitolo iii. - a bordo della «stella polare» | 25 |
o della Plata e del capo di Buona Speranza, supera le tremilaseicento.
— Una estensione d’acqua così immensa deve avere anche delle profondità considerevoli.
— Dei baratri spaventevoli, Bisby. Gli ultimi scandagli fatti dalle navi da guerra hanno dato degli abissi capaci di sommergere delle montagne altissime. Fra l’Islanda e l’Inghilterra, per esempio, ve n’è uno profondo novemila piedi e largo milleduecento miglia; ma questo è nulla a paragone di molti altri. Fra le Canarie e Madera se n’è misurato uno di quindicimila piedi e fra le isole Azzorre e la costa del Portogallo un altro che oltrepassa di qualche po’ quella cifra.
— Che discesa, se la Stella Polare dovesse andare a picco sopra uno di questi baratri! esclamò Bisby rabbrividendo. Ma...
— Cosa desiderate?
— Devo dirvi che sono immensamente contento di essermi imbarcato.
— Perchè, amico mio?
— Perchè comincio a credere che ingrasserò come un elefante. Ho fatto una lauta colazione prima di uscire di casa ed ecco che provo di già una fame formidabile. L’aria di mare mi conferisce straordinariamente.
— Temevo il contrario, disse Linderman, sorridendo. Se il mal di mare non vi coglie, ingrasserete, Bisby. Se lo desiderate, andiamo pure a far colazione.
Lasciarono il ponte e scesero nella sala da pranzo, dopo d’aver dato ordine allo stewart di preparare la colazione.
Il signor Linderman, da vero gran signore, nulla aveva risparmiato per rendere la sua nave comoda ed elegante. Il salotto da pranzo della sua Stella Polare poteva gareggiare con quelli dei più splendidi steamer transatlantici.