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24 | al polo australe in velocipede |
tastica rapidità, emise un sospiro così profondo da essere udito da Wilkye e Linderman.
— Ohe, Bisby! esclamò l’americano, sorridendo. Mi pare che l’Oceano Atlantico vi faccia un po’ d’effetto.
— Diamine! rispose il negoziante di carni salate, con aria imbarazzata. Vi confesso che tutta quest’acqua produce su di me una certa impressione. Non credevo che l’oceano fosse così vasto.
— Speravate di scorgere le coste europee?
— Non dico che avessi questa speranza, ma vedo che ci allontaniamo dalle coste, mentre potremmo tenerci vicini.
— Ho fatto mettere la prua verso le Bermude, disse Linderman. Preferisco girare al largo ora, per evitare le isole Lucaie e le Antille e muovere diritto sul capo S. Rocco. In tal modo non incontreremo la grande corrente del Gulf-Stream, che sale verso Terranova lambendo le spiagge americane.
— Avete ragione, signor Linderman, rispose Wilkye. Perderemo meno tempo.
— Ma ditemi, caro amico, avremo da percorrere molta acqua, prima di giungere alle terre polari? chiese Bisby.
— Circa cinquemila miglia.
— Per mille quintali di carne salata! Che estensione ha dunque quest’oceano?
— Considerevolissima, Bisby. La sua lunghezza, che va da un polo all’altro, è stata calcolata a ottomila miglia.
— Non sarà però così largo, suppongo.
— Oh no! Anzi, in certi punti l’oceano si restringe assai. Tra le coste della Groenlandia e della Norvegia, per esempio, non ha che una larghezza di ottocento miglia; fra quelle del Brasile e della Sierra Leone ne ha millecinquecento, e fra quelle della Florìda e del Marocco