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capitolo xxvii. - il ritorno 261


Stavano per precipitarsi attraverso ai ghiacci per piombare in mezzo alle bande di pinguini che colà nidificavano, quando si udì Blunt a gridare:

— Una nave!... una nave!...

Non si era ingannato. Una nave a vapore scendeva dal nord lungo la costa, speronando furiosamente i ghiacci galleggianti che le sbarravano il passo.

— Scaricate i fucili, presto!... gridò Wilkye fuori di sé.

Non vi era bisogno. L’equipaggio della nave li aveva già scorti agli ultimi bagliori del tramonto e li salutava colla bandiera e con un colpo di spingarda.

Chi erano quei generosi che accorrevano a salvarli? Da dove venivano? Come si trovavano colà?...

Non importava, pel momento, il saperlo. Due grandi scialuppe erano state calate in mare ed arrancavano verso la costa, aprendosi il passo fra i ghiacci galleggianti.

In dieci minuti approdarono, e due uomini s’arrampicarono sulla costa, gridando:

— Signor Wilkye!... Signor Blunt!... Signor Bisby!...

— Per centomila quintali di carne salata!... esclamò il negoziante. — I birbanti sono ritornati!... Che i miei pranzi abbiano fatto effetto? Sfido io! Nessun altro cuoco poteva farli migliori e più abbondanti!...

— Voi!... esclamò Wilkye, al colmo dello stupore. Ma dunque non ci avevate abbandonati?

— No, signore. Avreste potuto supporlo, ma non crederci capaci d’un simile tradimento. I viveri stavano per mancare in causa della eccessiva prodigalità del signor Bisby...

— Mariuoli! esclamò il negoziante. A udir loro, ho mangiato tutto io!...

— Ci siamo imbarcati prima che mancassero del tutto