Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
228 | al polo australe in velocipede |
inquieto, poichè invece di avvicinarsi alla Terra di Graham, sempre più si allontanavano.
Il 14, il tempo che fino allora si era mantenuto splendido, cambiò bruscamente. Un pesante nebbione, carico di umidità e così fitto da impedire di scorgere un oggetto qualsiasi a cinque passi di distanza, piombò sul campo di ghiaccio.
Furono costretti ad arrestarsi per non cadere nel braccio di mare che costeggiavano e per non guastare le biciclette, le quali potevano urtare contro qualche ostacolo non veduto a tempo.
Alla notte la temperatura discese a -15° e gran parte del canale gelò. Wilkye cominciò a sperare di poterlo finalmente attraversare sul nuovo ghiaccio.
Le sue speranze non andarono deluse: il 17 il braccio di mare gelò tutto, imprigionando gli ice-bergs ed i banchi. Lo spessore era tale da poter sopportare un parco d’artiglieria, poichè superava i quaranta centimetri.
Il passaggio si effettuò senza fatica e alla sera i tre velocipedisti toccavano il continente a milleseicento miglia dallo stretto di Bismark, essendo discesi verso la Terra Alessandra.
Quell’avvenimento fu festeggiato con un banchetto, avendo avuto la fortuna di abbattere una coppia di Megalestris antartici, specie di gabbiani somiglianti però ai falchi, colle penne brune, le ali ampie ed il becco assai acuminato.
Quella carne fresca fu di molto giovamento ai disgraziati esploratori, che cominciavano ad essere nauseati dai cibi secchi e salati e che provavano i primi sintomi dello scorbuto, male che colpisce quasi sempre gli esploratori polari e che è così difficile a combattere, se mancano i vegetali.