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214 | al polo australe in velocipede |
constatò che la pretesa Terra Jonville, altro non era che un’isola.
Più tardi scopriva l’Isola del Pericolo, quella di Cookburn, poi una costa notevole spingendosi fino al 71° 30' di latitudine, quindi assalito dai ghiacci fu costretto a fuggire e il 4 settembre gettava l’ancora nella baia di Folkestone. — Ora, amici miei, vuotate l’ultimo bicchiere e cercate di riposare, poichè domani partiremo per la costa.
CAPITOLO XXIII.
Il ritorno alla costa.
Un soggiorno prolungato in quella regione, così lontana dal mondo abitato, poteva diventare fatale agli arditi esploratori che dovevano percorrere millecinquecento miglia attraverso ai campi di ghiaccio, prima di poter trovare un soccorso.
Avevano impiegato già troppo tempo per giungere fin là e, quantunque si trovassero in piena estate, la più elementare prudenza consigliava di affrettare il ritorno alla costa.
In quelle regioni, al 21 marzo il sole tramonta e una orribile notte di sei mesi piomba sul continente australe, e molto prima di quell’epoca cominciano le furiose nevicate ed i grandi freddi. Cosa sarebbe accaduto loro, se quei ghiacci si coprivano di nevi, rendendo a loro impossibile l’uso dei bicicletti? Avrebbero potuto percorrere l’enorme distanza a piedi, e sfidare quelle terribili congelazioni che incancreniscono il naso o l’estremità delle gambe?