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capitolo xxii. - il polo antartico 213


esploratori del polo australe, ma anche il più fortunato, poichè si avanzò verso il polo più di tutti.

— Senza scoprirlo però, disse Peruschi, che ascoltava attentamente.

— Senza scoprirlo, rispose Wilkye, tuttavia giunse a sole seicento miglia, a ben breve distanza, come vedete.

Questo valente navigatore, che più tardi doveva distinguersi anche al polo settentrionale, era partito dalla Terra di Wan Diemen, colle navi Erebus e Terror, dopo d'aver ottenuta una carta delle regioni australi da Wilkes. L’11 febbraio 1841 scopriva una costa montuosa che chiamò Terra Vittoria, sbarcando su di una isoletta che chiamò Possession.

Non trovando vestigia di vegetazione, scese al sud e a 78° 7' di latitudine e 168° 12' di longitudine scopriva l’isola Franklin, poi il vulcano Erebo, alto 4000 metri, ed in piena attività, il vulcano Terror che era spento, poi si vide arrestato da un’immensa barriera di ghiaccio, mentre sperava di poter giungere all’80° di latitudine.

Cercò un luogo da svernare a 78° 4' di latitudine per visitare il polo magnetico da cui distava soli 90 chilometri, ma fu costretto a tornare al nord. Cercò allora una terra che Wilkes diceva aver veduta, ma non la trovò in alcun luogo, e dopo cinque mesi ritornava a Wan Diemen.

Ripartito nel gennaio 1842, fu chiuso dai ghiacci galleggianti per quattro settimane, poi essendosi liberato durante una terribile tempesta, potè giungere a 78° 9' 30" di latitudine, che fu il punto più lontano toccato. Il 5 aprile ritornava al nord svernando alle Falkland, ma il terzo anno seguendo il 55° di longitudine scopriva la Terra di Jonville alla punta francese, poi una montagna che chiamò Etna rassomigliando al vulcano siciliano, e